CAUSA DI BEATIFICAZIONE



CAUSA DI BEATIFICAZIONE E CANONIZZAZIONE 
DELLA VENERABILE SERVA DI DIO 
MARIA CRISTINA DI SAVOIA
di Giovangiuseppe Califano ofm, Postulatore 



Profilo biografico

Maria Cristina di Savoia nacque a Cagliari il 14 novembre 1812 da Vittorio Emanuele I di Savoia e Maria Teresa d’Asburgo d’Austria, ritiratisi a vivere in Sardegna a causa dell’occupazione di Torino da parte delle truppe francesi. Il giorno stesso della nascita la bambina fu condotta al fonte battesimale e una settimana dopo fu consacrata alla Madonna nel santuario di Bonaria.
Nel 1814, mutate le condizioni politiche, il re Vittorio Emanuele I poté far ritorno nella sua sede di Torino. L’anno successivo lo raggiunsero la regina e le figlie. Maria Cristina crebbe a corte in un ambiente permeato da austera religiosità, sotto l’attenta guida della madre e del sacerdote olivetano padre Giovan Battista Terzi. Dotata di carattere moderatamente vivace, ma incline alla pietà, sapeva cogliere nelle pratiche religiose in uso nella corte il senso più intimo della preghiera.
A seguito dei moti rivoluzionari del mese di marzo 1821 il re Vittorio Emanuele I rinunziò al trono, abdicando in favore del fratello Carlo Felice. Dopo un periodo d’esilio a Nizza, il re si stabilì a Moncalieri con tutta la famiglia e qui morì il 10 gennaio 1824. Maria Cristina, ormai undicenne, fu in grado di superare il senso di vuoto e di smarrimento causato da quel dolore, destinando i suoi risparmi a numerose messe di suffragio per il papà, da celebrarsi presso il santuario della Consolata di Torino, e soccorrendo numerosi orfani e famiglie bisognose. Questa generosa carità è documentata dai suoi quadernetti, tenuti nel suo tipico minuzioso ordine.
Ancora adolescente la Serva di Dio aveva iniziato a vagheggiare l’ideale della consacrazione religiosa, sebbene già molti principi agognassero a chiederla in sposa per il prestigio del censo e per la singolare grazia e modestia che la distinguevano. Il 29 marzo 1832, anche la regina Maria Teresa morì, per un cancro alla mammella. Di fronte alle insistenti richieste dei pretendenti Maria Cristina si ritrovò priva del consiglio della madre e di quello delle sorelle maggiori, già andate spose. Il trono di Sardegna nel frattempo, dopo il regno di Carlo Felice (1821-1831), era andato al di lui cugino, il principe Carlo Alberto.
Il matrimonio di Maria Cristina cominciò intanto a delinearsi sempre più come una questione di Stato, una possibilità per la Casa di Savoia di stabilire una valida alleanza politica. Il re Carlo Alberto lasciò intendere che mai avrebbe accettato un eventuale rifiuto di nozze da parte di Maria Cristina. Per tal motivo, il giorno successivo alla morte della madre, il 30 marzo 1832 Maria Cristina fu raggiunta dall’ordine perentorio di trasferirsi immediatamente a Torino. Carlo Alberto temeva che ella, ritirandosi presso la corte di una delle sorelle maggiori, avesse potuto sottrarsi o procrastinare l’impegno delle nozze. Pertanto le fu negato finanche di partecipare ai solenni funerali della madre. La Serva di Dio mostrò in questa circostanza un’ umiltà eroica, presentandosi pienamente sottomossa al re suo cugino, baciandogli la mano nel presentarsi a lui.
Disposta a compiere pienamente la volontà di Dio, Maria Cristina riconobbe nel sovrano regnante e nel proprio confessore, padre Terzi, coloro che le indicavano la scelta del proprio stato. Nei primi giorni del mese di settembre 1832 presso la tenuta del Cataio (Modena) mentre era ospite della sorella Beatrice, Maria Cristina manifestò a padre Terzi il suo consenso alle nozze con il Re di Napoli Ferdinando II di Borbone.
Gli sposi, non si erano mai conosciuti personalmente. Il 1 novembre 1832, Ferdinando indirizzava la sua prima lettera alla promessa sposa e al termine di un brevissimo fidanzamento, durato meno di un mese, la conduceva all’altare. Le nozze furono celebrate il 21 novembre, festa della Presentazione di Maria, nel santuario di Maria Santissima dell'Acquasanta in Voltri.
Il 26 novembre 1832, la coppia reale s’imbarcò per Napoli, dove giunse il giorno 30, sotto una pioggia torrenziale. Furono accolti però da una folla festante. La regina volle inaugurare il suo arrivo nella città partenopea con una munifica beneficenza, cioè riscattando al Sacro Monte di Pietà tutti i pegni del valore compreso nei sei ducati perché fossero restituiti ai legittimi proprietari. In occasione della sua prima visita al santo patrono, San Gennaro, ne arricchì il tesoro con un prezioso diadema ereditato dalla madre e accordò la dote a duecentoquaranta spose povere della città. La virtù di Maria Cristina iniziò ad evidenziarsi soprattutto nella sua capacità di comporre il proprio carattere con quello del marito, tanto diverso. Docili alla grazia del sacramento, il re e la regina delle Due Sicilie seppero stabilire una serena armonia coniugale, animati entrambi da reciproca tenerezza, integrando le rispettive doti umane e spirituali. Accanto al ventiduenne Ferdinando, che già regnava da tre anni, la sovrana leggeva ogni giorno a corte la Bibbia e l’Imitazione di Cristo e la sua religiosità fu ben presto conosciuta nel palazzo e dal popolo. La sua pietà eucaristica la spingeva a venerare pubblicamente il SS. Sacramento esposto solennemente nelle chiese per le Quarantore, a prostrarsi al passaggio del S. Viatico, a far in modo che tutti a corte, avessero la possibilità di partecipare alla S. Messa nei giorni festivi.
L’ascendente di M. Cristina sullo sposo non si limitava all’ambito privato. Pur non interessandosi direttamente di politica, la sovrana seppe guidare alcune scelte decisive del re, patrocinando presso il marito le cause dei poveri, le giuste esigenze dei militari e del personale di corte, intercedendo la grazia per i condannati a morte. Prima di dar inizio al Consiglio di Stato, il re Ferdinando spontaneamente si recava dalla sposa per ricevere da lei un segno di benedizione.
Con personale interessamento Maria Cristina promosse il ristabilimento della manifattura di seta a S. Leucio (CE) per offrire a quelle popolazioni la possibilità di un discreto sviluppo economico. La regina per prima, tra le dame del regno, indossava poi i vestiti confezionati con quella seta pregiata, divenuta pane per i poveri.
Tra tante benedizioni del cielo, la mancanza di un figlio velava però di tristezza il matrimonio dei giovani sovrani. Maria Cristina chiedeva incessantemente il dono della maternità e finalmente nel 1835, avvertì in sé il sorgere di una nuova vita. Grata a Dio, permeata di intima gioia, ma interiormente presaga della sua fine, trascorse gli ultimi mesi di gravidanza nella reggia di Portici. L’erede al trono nacque a Napoli il 16 gennaio 1836. Dopo alcuni giorni si manifestarono i sintomi della setticemia che l’avrebbe condotta alla morte. Il 29 gennaio Maria Cristina prese in braccio per l’ultima volta il piccolo Francesco e porgendolo al re suo marito, disse:“ Tu ne risponderai a Dio e al popolo… e quando sarà grande gli dirai che io muoio per lui”.
Il 31 gennaio 1836 in piena comunione con Dio, Maria Cristina lasciava questa terra fra la costernazione generale, ma con vasta fama di santità. Aveva poco più di 23 anni ed era stata regina per appena tre anni. I solenni funerali furono celebrati l’8 febbraio e il giorno seguente il suo corpo fu tumulato nella Basilica reale di S. Chiara.

Storia della Causa

In considerazione della crescente fama di santità e delle numerose grazie che il devoto popolo di Napoli attribuiva alla intercessione della “reginella santa”, nel 1852 il Venerabile Servo di Dio Sisto Riario Sforza, Cardinale Arcivescovo di Napoli, avviò ilProcesso sulla fama di santità, virtù e miracoli della regina Maria Cristina di Savoia. Il 9 luglio 1859 il Beato Pio IX introdusse ufficialmente la Causa autorizzando l’istruzione del Processo Apostolico. Da quel momento veniva attribuito alla Serva di Dio il titolo di Venerabile. Il papa Pio XI il 6 maggio 1937 confermava l’eroicità delle virtù della Serva di Dio.
Il secondo conflitto mondiale e l’avvento della Repubblica in Italia determinarono un sosta nello studio della Causa, patrocinata dalla Casa di Savoia. Era poi necessario individuare almeno due presunti casi miracolosi da sottoporre alla prudente valutazione della Chiesa per poter sperare di addivenire alla beatificazione.
A partire dal 1983 alcune circostanze hanno favorito la ripresa della Causa:
  • La promulgazione della Costituzione Apostolica Divinus Perfectionis Magister, del 25 gennaio 1983 che prevede lo studio di un solo miracolo e non più due per la beatificazione;
  • Il rinvenimento nell’Archivio della Postulazione generale dei Frati Minori della Copia Pubblica di un Processo Apostolico attestante l’esistenza di un presunto miracolo attribuito all’intercessione della Venerabile e risalente al 1866;
  • La costituzione dei “Convegni di Cultura Maria Cristina di Savoia” come parte Attrice della Causa e la nomina nell’anno 2004 del nuovo Postulatore nella persona del Rev.mo P. Luca De Rosa, ofm, Postulatore generale dell’Ordine dei Frati Minori.

Lo studio del miracolo

Il nuovo Postulatore si attivò immediatamente affinché la documentazione rinvenuta nell’archivio della Postulazione generale potesse essere riconosciuta valida dalla Congregazione delle Cause dei Santi ai fini della beatificazione.
Si trattava della Copia Pubblica del Processo Apostolico super miro costruito presso la Curia ecclesiastica di Genova negli anni 1872 e il 1877; e del Processo Apostolico Addizionale super miro, costruito sempre presso la medesima curia di Genova negli anni 1886-1888. Riguardava l'asserita guarigione miracolosa della sig.na Maria Vallarino da scirro (cancro) alla mammella destra, guarigione avvenuta a Genova nel 1866.
Di entrambi i Processi la Congregazione delle Cause dei Santi riconobbe la validità giuridica, con Decreto del 30 novembre 2007. Da quella data in poi si sono compiuti, con esito positivo, tutti gli adempimenti richiesti dalla normativa in vigore:
  • Elaborazione dei pareri medici ex officio, febbraio- settembre 2009
  • Seduta della Consulta medica, 29 ottobre 2009
  • Congresso dei Consultori Teologi, 26 maggio 2012
  • Nomina del Ponente per la Causa, 29 gennaio 2013
  • Ordinaria degli Em.mi Padri Cardinali ed Ecc.mi Vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi, 9 aprile 2013
  • Autorizzazione del Santo Padre Francesco alla promulgazione del Decreto super miro, 2 maggio 2013

Pertanto dal 2007 (riconoscimento della validità giuridica dei Processi) al 2013 (Promulgazione del Decreto super miro) sono trascorsi appena sei anni, un tempo congruo per lo studio di un caso “storico”.

La guarigione di Maria Vallarino

Maria Vallarino nacque a Varazze (Genova) verso la fine del 1829 o all'inizio del 1830. Da dieci anni svolgeva attività di cameriera a Genova presso la marchesa Antonia Carrega, quando, nel giugno del 1866, all'età di 36/37 anni confidò alla nobildonna che da alcuni mesi aveva notato una tumefazione grossa come una noce nella mammella destra. La marchesa indirizzò subito la sua domestica al Dott. Luigi Garibaldi. Questi fece diagnosi clinica di tumore maligno scirroso e, considerando la gravità della sua malattia che però non rivelò alla Vallarino, prescrisse una terapia palliativa per tenere sotto osservazione il male.
La paziente, dopo un paio di mesi, vedendo che la cura non dava alcun risultato positivo e non conoscendo la natura del suo male, ma sospettando che si trattasse di qualcosa di grave, tornò dal Dott. Garibaldi, il quale le propose l'estirpazione, ma la Vallarino rifiutò e di sua iniziativa andò dal Dott. Oldoino Marengo, medico chirurgo. Questi precisò che si trattava di uno scirro al secondo periodo con resistenze tubercolose, ossia di un di un tumore scirroso altamente maligno inguaribile; le disse di continuare per altri 20 giorni la cura prescritta dal Dott. Garibaldi. Ma siccome non notava alcun beneficio e la tumefazione aumentava, Maria Vallarino passati 15 giorni tornò dal Dott. Marengo. Il chirurgo notò che il tumore si presentava duro, fisso ai piani sottostanti, indolente, in fase avanzata e che la paziente accusava una forte tensione locale. Inoltre, il Marengo, constatando che il tumore aveva raggiunto la dimensione di un uovo di gallina e che il diametro della tumefazione era di circa 7 cm., ne confermò l'inguaribilità. Avendo poi riscontrato l'insorgere di un secondo piccolo tumore nella mammella sinistra, accennò all'intervento chirurgico per il mese di settembre, ma ritenendolo ormai pressoché inutile disse alla paziente che lui non l'avrebbe operata e perciò che consultasse altri medici. La Vallarino ancora una volta escluse decisamente l' estirpazione chirurgica del tumore.
Fu allora che il Dott. Garibaldi, vedendo la prostrazione della paziente che dal consulto con il Dott. Marengo non aveva riportato alcuna speranza di guarigione, le consigliò di rivolgersi alla preghiera. Più specificamente le disse di rivolgersi alla sig.na Virginia Lombardo di Rivarolo Ligure, un'inferma che diffondeva la devozione alla Venerabile Maria Cristina. La Vallarino andò prontamente dalla Lombardo e da questa ottenne alcuni frammenti di reliquia ex indumentis di Maria Cristina, con la raccomandazione di rivolgersi a Lei con fiducia. La preghiera che Maria Vallarino innalzò al Signore ripetutamente e con fede fu questa: “Gesù, o Buon Gesù, glorificate la vostra Serva Maria Cristina”. Da quel momento iniziò a notare la rapida riduzione del volume della massa mammaria, che poi scomparve del tutto in pochissimi giorni.
Tornò quasi subito dal Dott. Garibaldi e gli riferì che il tumore era pressoché scomparso. Infatti, dice il Dott. Garibaldi, "ritornata dopo cinque o sei giorni successivi, visitai la parte, né più rinvenni il tumore”.
Nel frattempo il Dott. Oldoino Marengo aveva ripetutamente espresso il desiderio di conoscere gli sviluppi del caso Vallarino, per cui, alla distanza di alcuni mesi, sollecitata dalla Marchesa Carrega e per ordine del confessore, la sanata si presentò al detto chirurgo e gli riferì come era avvenuta la sua straordinaria guarigione. Il Marengo rimase meravigliato e le confessò che si era accorto del tumore incipiente anche alla mammella sinistra, e che proprio per la gravità del suo caso le aveva dichiarato che lui non era disposto ad operarla; ma che ormai era completamente "guarita".
Infatti per ben 39 anni la Vallarino non ebbe alcuna recidiva, come hanno rilevato ben 6 Periti ab inspectione che esaminarono la sanata il 16 dicembre 1870, il 12 aprile del 1875 e il 5 aprile del 1887. Gli stessi Periti, non avendo riscontrato alcuna massa nei due seni della sanata, e neanche nelle cavità ascellari, dichiararono la guarigione di Maria Vallarino perfetta e duratura. La sanata morì l'11 gennaio 1905, all'età di circa 75 anni.
Esaminati attentamente gli atti processuali i medici della Consulta della Congregazione delle Cause dei Santi hanno così definito il caso: “Guarigione della Sig.na Maria Vallarino, molto rapida, completa, duratura ed inspiegabile il "quoad modum", da tumefazione del seno uni o bilaterale, prognosi riservata quoad vitam e quoad valetudinem, terapia inadeguata e inefficace”.

Conclusione

L’iter della Causa di beatificazione della Venerabile Maria Cristina di Savoia si conclude felicemente nel corso dell’anno Bicentenario della nascita della Venerabile (14 nov 2012 - 14 nov 2013) e nel corso dell’Anno della Fede. Questo dato è estremamente significativo se consideriamo che le ultime parole della Venerabile sul letto di morte furono anche la sua più alta professione di fede “Credo, Domine! Credo, Domine!”.
Sua Eminenza Rev.ma il Cardinale Crescentio Sepe, Arcivescovo di Napoli, informato il 3 maggio 2013 dell’approvazione del Decreto super miro, il giorno successivo ne ha dato annuncio al clero e ai fedeli di Napoli riuniti nella basilica di Santa Chiara, proprio nel luogo dove si custodisce il sepolcro della Venerabile. Ciò è stato possibile per la felice coincidenza della data del Decreto, 2 maggio, con la festa della traslazione delle reliquie di San Gennaro che si celebra ogni anno nel sabato che precede la prima domenica di maggio, quest’anno il 4 maggio, e che si solennizza con la tradizionale processione della reliquia del sangue e del busto di San Gennaro e dei Patroni principali della città, dal duomo alla basilica di Santa Chiara.
Con l’annunciata beatificazione la Venerabile Maria Cristina, regina e sposa, verrà iscritta nel calendario dei santi e dei beati martiri, vescovi, sacerdoti, religiosi e laici, che nel corso dei secoli hanno arricchito della loro testimonianza di fede e di carità la nobile città di Napoli. Le socie dei Convegni di Cultura Maria Cristina di Savoia potranno venerare in Lei non solo la patrona dell’Associazione, ma un modello di sposa e di donna capace di animare con i valori del vangelo la famiglia e la società.